Invece Sylvia è sopravvissuta riportando gravi ustioni che hanno segnato permanentemente il suo corpo e la sua vita. Da piccola è stata sottoposta a continue visite e operazioni (ne conta quasi 100), era diventata una sorta di cavia da esperimento sempre esposta a tutti gli studenti di medicina come caso studio. Questo progredirsi di situazioni scomode ha colpito gravemente non solo la sua fisicità, ma anche mentalità.
Per tutto il resto della sua vita Sylvia ha avuto paura di mostrarsi: adorava il nuoto ma ci ha rinunciato per la vergogna di mettersi in costume e condividere lo spogliatoio con sconosciuti; non voleva conoscere ragazzi o avere rapporti con loro perché spiegare la sua storia sarebbe stato troppo difficile e vergognoso. Si sentiva osservata ovunque si trovava, occhiatacce, indicazioni e parole sottovoce. Un incubo dove tutti erano sempre pronti a fotografarla e prendersi gioco di lei.
Questo incidente ha scatenato diverse difficili conseguenze, ma il problema più grande è nato nella sua mente: non si sentiva mai abbastanza, mai bella, mai apprezzata. Pensava che mai avrebbe trovato il ragazzo giusto per lei che l’avrebbe capita e supportata. Addossava spesso la colpa dell’accaduto alla madre, e trattava male le sorelle, aveva difficoltà a rapportarsi con chiunque.
Con il passare del tempo il problema si è rimpicciolito, ha iniziato a conviverci, ad accettare l’idea che quello era il suo corpo e niente poteva cambiarlo. Ha imparato a stare in mezzo alla gente ed essere meno scontrosa. Ha conosciuto l’uomo della sua vita che l’ha capita e amata, ha avuto dei figli e ha finalmente capito e compreso tutte le angosce e le paure che sua madre ha vissuto con e per lei. Nonostante queste piccole accettazioni, c’era sempre spazio nella sua mente per quel pensiero fisso. Magari diminuiva, occupava meno tempo della sua vita, ma era sempre lì, irrimovibile.
Fin quando un giorno, a 45 anni, mentre era in spiaggia con la madre, ha deciso che fosse arrivato il momento di combattere, di andare oltre quella paura, di accettarsi e di non permettere a nessuno di farla sentire meno speciale di qualcun altro a causa di stupide cicatrici. Si è alzata e ha camminato per tutto il bordo della piscina, in costume senza coprirsi, mentre tutti la guardavano sotto l’occhio commosso della madre che finalmente ha visto sua figlia felice.
Ora Sylvia combatte a nome di tutte quelle persone che non si sentono belle, che hanno paura di mostrarsi per qualche imperfezione. Ha fondato il sito web lovedisfigure attivo su social per sensibilizzare la gente su questo argomento ed essere di supporto a chi vive nelle sue stesse situazioni di insicurezza.
La sua vita è cambiata: si accetta, si ama e si sente bella. E dovrebbe essere così per ogni donna.
Fonte articolo: robadadonne.it