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Donne in carriera: non solo tacchi e tailleur

Quando pensiamo alla donna in carriera, la prima immagine che forse le associamo è quella di una manager che indossa rigorosamente tacchi e abiti professionali. Ma qual è il valore aggiunto che una donna apporta a un’organizzazione?

Un tempo imprigionata in cucina, alle prese con il bucato, in fila alla cassa del supermercato, oggi la donna non è più solo questo. È diventata parte integrante della realtà lavorativa.

Il ruolo lavorativo della donna, anche per via della crisi economica, che ha posto la necessità di incrementare le entrate mensili della famiglia, ha acquisito un’importanza fondamentale.

I dati Almalaurea ci dicono che le donne si laureano in tempi più brevi, con voti più alti, e che continuano a studiare dopo la laurea con master e specializzazioni (57-71 %), mostrando, quindi, altissime potenzialità che potrebbero essere ben sfruttate sul posto di lavoro.

Ma la storia di costruzione di carriera da parte delle donne ha visto diverse fasi evolutive: da una prima fase di sostanziale invisibilità del genere nelle dinamiche organizzative, si è passati a una di riconoscimento della disparità di trattamento nei confronti delle donne, fino all’ultima fase, con il post-modernismo, di superamento della dicotomia uomo-donna.

In studi recenti emerge come le donne stiano iniziando ad associare il proprio genere al ruolo di leadership e a riconoscersi come leader. Si presta sempre più spesso attenzione al potenziale femminile nelle decisioni relative alle progressioni di carriera.

Ma qual è il valore aggiunto che i manager di sesso femminile apportano nel loro contesto organizzativo?

Rosener (1990), studiando queste dinamiche, attribuisce alle donne peculiari abilità nell’esercizio della leadership. Le donne, diversamente dagli uomini, che hanno la tendenza a comandare e controllare, tendono a promuovere interazioni positive con i collaboratori, attraverso incoraggiamento e partecipazione.

Esse si caratterizzano per una leadership interattiva, perché si impegnano attivamente per sviluppare e mantenere positive le relazioni con i collaboratori.

Quindi, quando si dice “essere una donna in carriera”, quali assunti si nascondono dietro questa espressione?

Secondo Rosener, le caratteristiche peculiari delle donne a lavoro sono:

  • Incoraggiare la partecipazione: cercano di rendere le persone partecipi e parte attiva dell’organizzazione, si sforzano di creare un’identità di gruppo;
  • Condividere il potere e l’informazione: creano lealtà e fedeltà all’organizzazione e aumentano la comunicazione interna al gruppo di lavoro;
  • Favorire l’autovalorizzazione negli altri: permettono che gli altri riconoscano e diventino consapevoli delle loro capacità e prestazioni;
  • Dare energia agli altri: trasmettono e condividono più degli uomini il proprio entusiasmo per il lavoro, e cercano di coinvolgere i propri collaboratori e di trasmettere la propria energia.

La psicologia delle organizzazioni offre differenti spunti rispetto al ruolo di leader svolto dalle donne. La letteratura dimostra che non ci sono solo caratteristiche positive, e che non c’è una superiorità delle donne rispetto agli uomini, né viceversa.

Ma, in un momento storico in cui il ruolo della donna fa ancora fatica a emergere come manager e leader, la teoria di Rosener mette in luce un’altra dimensione del ruolo femminile.

Sarà il caso, quindi, di dire “Chi dice donna, dice potenzialità!”?

 

Fonte articolo: psychondesk.it

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